A cura di Silvia Agliotti
Angoli, prospettive, sedie vuote, scorci di quello che un tempo era un luogo destinato all’igiene e al ristoro di viaggiatori stanchi. Guido Buganza ritrae con precisione e magistrale tecnica gli arredi e quel che resta del Diurno Venezia, gioiello Art-Déco su progetto di Piero Portaluppi che il FAI (Fondo Ambiente Italiano) ha preso in custodia, per farlo riscoprire e porre le basi per portarne alla luce l’antico splendore. Il Diurno Venezia – situato in Piazza Oberdan, molto vicino alla galleria Gli eroici furori – è stato un elegante e funzionale centro servizi per viaggiatori realizzato tra il 1923 e il 1925, chiuso nel 2006 dopo decenni di abbandono. Con questa esposizione di Guido Buganza la Delegazione FAI di Milano aprirà ufficialmente gli eventi che avranno vita intorno a questo magico restauro. L’artista è chiamato a testimoniare lo stato attuale di questo luogo segreto, sotterraneo, offeso dall’incuria del tempo e dall’abbandono da parte dell’uomo. Opere preziose perché sensibile testimonianza che ferma l’istante e allo stesso momento dà origine a un sentimento alimentando l’immaginario dello spettatore.
Altre prospettive di una Milano da ricordare fanno parte di questa esposizione, che porta come titolo un riferimento a Carlo Emilio Gadda, a cui è anche dedicata un’opera. Fascino del declino e del tramonto. Con ombre caravaggesche e tagli prospettici l’artista documenta il vuoto, l’assenza che si fa presenza, tutto il fascino sprigionato da frammenti di memoria, intimi simulacri. In alcune opere Buganza ritaglia scorci dietro a rare figure di esseri umani in meditazione a loro volta davanti a opere d’arte nei musei del mondo.
E noi ad immaginare che dietro a quegli sguardi, su quelle sedie vuote è passata una grande umanità. La storia continua e l’arte ha il merito di essere una testimonianza d’accezione, plus-valore dato dalla visione dell’artista, feconda e creatrice.
Nella polvere, l’universo.